L'italiano che salvò Churchill
- Lorenzo Gaspari
- 5 set
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 22 set
Il 15 Novembre 1899 un treno corazzato britannico viaggia con cautela in direzione di Colenso, nella colonia del Natal.
A bordo del treno, in missione di ricognizione, si trova anche un giornalista di 24 anni che, nonostante la giovane età, è già reduce di diverse campagne militari a Cuba, India e Sudan. Il suo nome diverrà famoso a breve, ma per il momento sono in pochi a conoscere Winston Churchill.

Dopo mesi di tensioni e falliti tentativi di mediazione tra l’Impero britannico, e le repubbliche boere (Repubblica del Transvaal e Stato Libero di Orange), poco più di un mese prima la parola è passata alle armi. E le cose non stanno andando affatto bene per le truppe della Regina Vittoria.
La sottovalutazione del nemico porta a ripetute sconfitte e costringe i britannici sulla difensiva. In questa zona del fronte i Kommandos boeri stringono d'assedio una concentrazione di truppe britanniche.
Perfettamente mimetizzati nel veld, la steppa sudafricana, circa 200 uomini, appartenenti all’Italiaansche Verkennings Corp (Corpo di Ricognizione Italiano), attendono l’ordine del loro comandante, il colonnello Camillo Ricchiardi.
Non sono molti gli italiani in Sudafrica all’epoca, non più di 5000, arrivati in seguito alla scoperta di ricchi filoni auriferi nell'area del Wittwatersrand, la zona dove oggi sorge Johannesburg. Le nuove miniere hanno un disperato bisogno di esperti di esplosivi e un numero significativo di emigranti proviene da Avigliana, in provincia di Torino, dove il Dinamitificio Nobel presente in paese attraversa una crisi che porta al licenziamento di buona parte del personale.
Anche il colonnello Ricchiardi è piemontese. Nato ad Alba in Piemonte, è un personaggio che incarna perfettamente la figura dell'avventuriero ottocentesco.
Formatosi come ufficiale nel Regio Esercito, si unisce ad un suo superiore, Gerolamo Emilio Gerini, e nel 1889 dà le dimissioni e si trasferisce nel Siam dove il Sultano Rama V gli affida il compito di consulente militare per riorganizzare l'esercito locale, nonché l'educazione di uno dei suoi figli, prima di inviarlo come rappresentante del Siam all'Esposizione Universale di Chicago nel 1893.
Passa poi ad una carriera come reporter di guerra che lo porta a coprire la prima guerra sino-giapponese (1894-1895) e in seguito la guerra italo-etiopica (1896) fino alla battaglia di Adua (secondo alcune fonti Ricchiardi era presente) dove gli italiani subiscono una pesante sconfitta da parte delle truppe etiopi.
L'anno successivo torna in Asia dove viene nominato agente per l'Unione degli industriali italiani in Cina trasferendosi a Shangai, ma la vita civile gli sta stretta e già nel 1898 si unisce in qualità di mercenario a Emilio Aguinaldo Famy, impegnato in una guerra di guerriglia per la liberazione delle Filippine dalla dominazione spagnola prima e statunitense subito dopo.
È giunto in Sudafrica pochi mesi prima, ma la sua esperienza lo ha portato a scalare velocemente i ranghi, ottenere la promozione a colonnello ed il comando di quel piccolo corpo specializzato in azioni di ricognizione e sabotaggio che loro chiamano Legione Volontaria Italiana.
Quando il treno giunge in cima ad una collina, Camillo dà l’ordine di aprire il fuoco e la locomotrice viene investita da un intenso fuoco di fucileria. Il macchinista procede a fare esattamente quanto gli italiani hanno previsto: accelera lungo il pendio al fondo del quale sono state accatastate macerie e rocce.
La locomotiva e il primo vagone riescono miracolosamente a passare, ma il deragliamento è inevitabile, e i Rooinek, i 'colli rossi' come gli inglesi vengono sprezzantemente chiamati dai boeri a causa delle frequenti scottature solari che l'impietoso sole africano gli infligge, organizzano una resistenza che, seppur di breve durata, consente ad una parte del convoglio con a bordo alcuni soldati di fuggire.
Churchill non è tra questi e, terminati gli spari, il giovane giornalista si libera velocemente della pistola Mauser che aveva con sé, ma il movimento viene notato dall'ufficiale al comando degli assalitori: si tratta proprio di Ricchiardi che nel perquisirlo gli trova addosso due caricatori di pallottole a espansione, le famose dum-dum che proprio nel luglio di quell’anno sono state bandite dalla Convenzione dell’Aja (che tuttavia entrerà in vigore soltanto l’anno successivo).
La situazione è tesa e molti dei soldati, inferociti dalla scoperta di quelle pallottole, odiate da tutti i combattenti per le orribili ferite che possono infierire, ed eccitati dal combattimento appena finito, vorrebbero la fucilazione di quel civile che considerano una spia inglese.
Ma, forse in virtù della comune professione giornalistica, o forse per la consapevolezza delle possibili ripercussioni politiche che potrebbero scaturire dall'uccisione dell’erede di uno dei massimi esponenti dell’aristocrazia britannica, è di altro avviso e impedisce che il giovane Winston venga immediatamente fucilato nel veld sudafricano.
Churchill viene quindi Internato in un campo di prigionia destinato agli ufficiali, da cui riesce a fuggire poco tempo dopo per rifugiarsi in una miniera di diamanti di proprietà di un simpatizzante dei britannici, prima di riuscire a salire clandestinamente a bordo di un treno che lo porta nell'allora Africa Orientale Portoghese, oggi Mozambico.

Tornato nel Natal, Churchill si unisce alle truppe inglesi, questa volta in veste di tenente, fino alla conquista di Pretoria prima di rientrare in patria nel 1900 e scoprire che proprio la sua rocambolesca fuga lo ha reso famoso presso l’opinione pubblica inglese, fama che ne favorirà la sua carriera politica culminante con la carica di Primo Ministro.
Ricchiardi invece, dopo la sconfitta e una breve permanenza in Italia, si trasferisce in Argentina, dove molti dei militari boeri che non volevano accettare la dominazione inglese si erano rifugiati. Dedicatosi a varie attività commerciali fino al 1923, quando un ictus lo rende parzialmente infermo nel 1923. La morte, dopo una vita intensa ed incredibile, lo coglie infine a Casablanca, in Marocco, nel 1940.

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